“Siamo davvero figli di Dio!”

Sunday 1 March 2020

Nella prima domenica di Quaresima, l’arcivescovo Carlo ha celebrato la messa nella chiesa di Rosa Mistica. Considerate le limitazioni previste dalle ordinanze governative per la prevenzione del coronavirus, la messa è stata celebrata in forma privata ma trasmessa in streaming su www.chiesacormons.it.

Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata da mons. Redaelli.

 

Il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima ci presenta le tentazioni di Gesù. Gesù è all’inizio del suo ministero, della sua missione di inviato dal Padre, di annunciatore del Regno di Dio. Il suo restare nel deserto per quaranta giorni, il suo essere tentato dal diavolo non è un evento capitato per caso, ma è qualcosa di voluto: «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo», afferma l’evangelista. C’è quindi un’azione, un’iniziativa dello Spirito.

E’ interessante vedere che cosa il Vangelo di Matteo presenta immediatamente prima di questo brano. Si tratta dell’episodio del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, un episodio che si chiude con la voce dal Cielo: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Appena dopo questa voce che lo proclama Figlio, Gesù è condotto nel deserto per essere tentato. E lì è tentato proprio sul suo essere Figlio di Dio. La prima e la seconda tentazione iniziano infatti con le parole: «Se sei il Figlio di Dio…».

Le tentazioni di Gesù, quindi, non riguardano uno o più aspetti secondari della sua persona e della sua missione, ma la sua identità di Figlio di Dio, il suo vivere questa identità. La proposta del diavolo è quella di essere un messia secondo le aspettative umane, secondo le logiche che il peccato ha fatto diventare naturali per gli uomini. Per essere messia, devi quindi – tu Gesù –utilizzare le cose a tuo servizio, fare miracoli eclatanti, mostrarti forte, allearti con i potenti con quel potere che viene dal diavolo.

Questa proposta diabolica verrà ripresentata continuamente a Gesù durante la sua vita pubblica persino dai suoi discepoli (e non per niente a un certo punto Gesù chiamerà “satana” Pietro, che si opponeva alla sua scelta della croce) e anche dai suoi parenti: nel Vangelo di Giovanni si racconta a un certo punto che i “fratelli” di Gesù gli dicono: «Parti di qui e va’ nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto» (Gv 7,3-4).

Gesù non cede alle tentazioni del diavolo, né di chi gli propone un modo di essere Figlio di Dio e Messia diverso da quello voluto dal Padre. Trova nella Parola di Dio la forza per vincere la tentazione e per compiere la volontà del Padre fino in fondo. Non sceglie la logica dell’avere, dell’apparire, del potere, ma quella del servizio, della verità, dell’amore. Una logica che lo porterà a dare la vita sulla croce, come ancora una volta contempleremo nella settimana santa al termine del cammino quaresimale.

Ma perché all’inizio di questo itinerario ci viene proposto questo brano del Vangelo? La risposta è facile: perché la Quaresima dovrebbe essere per ciascuno di noi una verifica del nostro essere figli di Dio e del nostro modo di vivere questa realtà. Fin dall’antichità la Quaresima è stata legata al Battesimo: era ed è tuttora per chi da adulto chiede di diventare cristiano ricevendo il Battesimo nella veglia pasquale, un tempo di preparazione, di catecumenato. Per noi già battezzati, la Quaresima deve essere ugualmente riferita al Battesimo, come un tempo cioè di riscoperta del nostro Battesimo, del nostro essere diventati figli di Dio.

Un tempo in cui comprendere che le vere tentazioni a cui tutti siamo esposti non sono tanto quelle più semplici e banali – pure da non sottovalutare… –, ma quelle che riguardano il nostro essere figli di Dio. L’essere figli di Dio prima ancora che la modalità con cui viverlo. Ritengo, infatti, che la tentazione più profonda non sia tanto sul “come” essere figli di Dio, ma sia il “dubbio” sull’esserlo. Penso che a ciascuno di noi, lo spirito del male non dica tanto come a Gesù “se sei figlio di Dio,…”, ma più direttamente “non sei figlio di Dio…”.

“Non sei figlio di Dio…” e quindi non fidarti di Dio: la stessa cosa proposta dal serpente ad Adamo ed Eva. Dio non è tuo padre, ma è il tuo concorrente, colui che è geloso di te, che ti ha creato ma che poi ti toglie la felicità,… Ancora: “non sei figlio di Dio…” e allora salvati usando le cose come ti pare. “Non sei figlio di Dio…” e allora cerca di realizzarti da solo inseguendo il successo, il potere, il valere qualcosa… “Non sei figlio di Dio…” e allora asserviti agli idoli che ti possono dare la felicità: soldi, successo, potere, sesso, alcol, scommesse, droghe, maghi, imbrogli, furbizie, corruzione, …

Queste sono le nostre tentazioni più vere e più profonde, che riguardano il nostro essere e le scelte fondamentali della nostra vita. La Quaresima dovrebbe essere un tempo in cui prendere coscienza di questo e chiedere al Signore di riscoprire il nostro essere figli di Dio, vincendo le tentazioni. E per fortuna nel nostro cuore non c’è solo l’azione dello spirito cattivo, c’è anche lo spirito buono, ci sono anche le giuste ispirazioni dello Spirito Santo, c’è l’intercessione di Maria, degli angeli e dei santi.

E che cosa ci dice lo spirito buono, che cosa ci attesta lo Spirito Santo che è dentro di noi? Il contrario delle tentazioni. Ci rassicura che siamo davvero figli di Dio, che Dio ci ama e vuole il nostro bene, che ci è vicino nei momenti più facili e in quelli difficili e tribolati. Ancora, ci dice che tutto è dono di Dio, che ci è stato dato per servircene bene per noi e per gli altri. Ci tranquillizza poi sul fatto che non abbiamo bisogno di apparire, di affermarci sugli altri, di cercare un’importanza, perché siamo niente di meno che figli e figlie di Dio: abbiamo la massima dignità possibile. Ci ricorda infine che come figli di Dio, amati da Lui e che lo amano e lo adorano, siamo liberi da tutti gli idoli, non dobbiamo diventare schiavi di niente e di nessuno, ma abbiamo la libertà e la capacità di usare bene delle cose belle e buone e di rifiutare ciò che invece ci rovina e ci avvelena.

Può sembrare esagerato e persino fonte di preoccupazione presentare il nostro animo come un campo di battaglia tra lo spirito cattivo e quello buono. Ma questa è la realtà e la Quaresima dovrebbe aiutarci a prenderne coscienza. Non per spaventarci, ma per prendere sul serio la nostra vita, nella fiducia che siamo davvero figli di Dio, che Dio è nostro Padre e non ci abbandona mai e, come ci ha ricordato san Paolo nella seconda lettura, il dono della grazia che ci è stato dato in Cristo Gesù è più forte di ogni peccato e di ogni condanna.

Buon cammino quaresimale, buona lotta contro le tentazioni, con la forza e la serenità che vengono dal nostro sentirci figlie e figli di Dio.

+ vescovo Carlo