Due profumi

Sunday 28 March 2021

Nella domenica delle Palme, 28 marzo 2021, il vescovo Carlo ha presieduto la liturgia eucaristica in S. Ignazio pronunciando la seguente omelia.

Due profumi: un profumo versato e uno ritenuto. Due profumi che incorniciano il racconto della Passione secondo Marco. Due profumi in mano a delle donne: la donna anonima di Betania e le donne su cui si chiude il racconto della passione: «Maria di Màgdala e Maria madre di Iosesstavano a osservare dove veniva posto».

La prima donna compie un atto molto intenso, molto affettuoso, molto simbolico: un profumo preziosissimo versato sul capo di Gesù. Il Signore comprende molto bene questo gesto e ne offre la chiave di lettura autentica contrapposta a quella mercantilistica di chi del profumo vede solo il valore venale. Una logica che è ammantata di perbenismo con il riferimento ai poveri.

«Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona [il testo greco dice: “bella”] verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto». E anche noi stamattina abbiamo ricordato quella donna.

Parole molto solenni e impegnative quelle di Gesù. Il gesto della donna merita di essere ricordato per sempre, perché lei, con la sua azione silenziosa, ha mostrato di comprendere il senso della passione di Gesù: il dono di sé per amore, un dono come di profumo sparso. Un profumo che è preziosissimo, ma se viene sparso e non venduto sembra perdere ogni valore ed essere inutile. In realtà esso è segno della gratuità dell’amore. L’amore non si compra e non si vende, l’amore non ha prezzo, ha in sé la sua giustificazione. Perché Gesù ci ama fino al punto da dare la vita? Ci ama perché ci ama: non c’è altra risposta.

Nelle sue parole Gesù accenna alla sepoltura: «ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura». In effetti nel racconto di Marco – lo abbiamo ascoltato – Gesù viene sepolto senza che il suo corpo venga unto con aromi: non c’era tempo, stava per incominciare il riposo del sabato. Le donne stanno a vedere dove Gesù viene posto, perché hanno l’intenzione di tornare due giorni dopo. Ed è quello che racconta Marco nei primi versetti del cap. 16, immediatamente seguenti al brano di oggi: «Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo». Vanno al sepolcro, ma lo trovano aperto, senza il corpo di Gesù, e all’interno c’è un giovane seduto in bianche vesti che annuncia loro: «E’ risorto, non è qui».

Non c’è quindi una seconda unzione con aromi. Non serviva, perché bastava la prima per svelare il significato di una morte per amore che diventa vita, diventa risurrezione. La seconda unzione avrebbe evidenziato che Gesù era morto per sempre, sarebbe stata un gesto che avrebbe definitivamente chiuso Gesù nel sepolcro. Certo sarebbe stata un segno di affetto e di amore, ma di un amore destinato a essere ormai solo rimpianto e ricordo di una persona cara morta per sempre.

Quel profumo acquistato dalle donne – chiamate nella tradizione orientale le “mirofore”, le portatrici del profumo, della mirra -, resta nelle loro mani. Che cosa farne dal momento che non serve più a Gesù? Se Gesù è risorto? Se quel profumo è segno dell’amore di Gesù, resta solo una cosa da fare: donarlo amando nel nome di Gesù.

Siamo all’inizio della settimana santa. Vorrei che la vivessimo riempiendoci della fragranza del profumo dell’amore di Gesù. Vorrei che avessimo gli stessi sentimenti di quella donna anonima di Betania. E che tra una settimana, a Pasqua, ci ritrovassimo con le mani piene del profumo di Cristo. Un profumo, un amore da donare a nostra volta alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, soprattutto i più poveri di amore e di speranza. I poveri, come ha detto Gesù a Betania, saranno sempre con noi. Lo sono e lo saranno perché possiamo sempre amarli. Il profumo del nostro amore sembra non più destinato a Gesù, bensì a loro: ma in realtà sono loro oggi la presenza di Cristo.
+ vescovo Carlo