Il Battesimo del Signore

Tuesday 8 January 2019

Is 40,1-5.9-11; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

La gente del popolo andava a farsi battezzare da Giovanni. Oggi, in mezzo a quella fila, si presenta Gesù. Quello del Battista era un battesimo di acqua, segno di penitenza e conversione; quello del Cristo è di fuoco, col cielo che si apre e lo Spirito che scende, per noi segno efficace di perdono e speranza certa di vita eterna. Il cielo si aprì per noi grazie alla sua risurrezione, nella quale entriamo col sacramento del Battesimo.
Papa Benedetto, in questa festa, amministrando il battesimo a un gruppo di bambini, indicava Gesù che “stava in preghiera”: “Gesù parla col Padre suo. E siamo sicuri che Egli ha parlato non solo per sé, ma anche di noi e per noi; ha parlato anche di me, di ognuno di noi e per ognuno di noi”. Come su Gesù, il cielo si apre sopra di noi nel Sacramento. “Quanto più viviamo in contatto con Gesù nella realtà del nostro Battesimo, tanto più il cielo si apre sopra di noi”. Il cielo si apre per farci udire la stessa voce del Padre che in quel giorno disse a Gesù: “Tu sei il mio figlio prediletto”.
Il Padre ci dice: “Tu sei il mio figlio”. Nel battesimo siamo divenuti “da figli di genitori umani, anche figli di Dio nel Figlio del Dio vivente”. Figli nel Figlio, “confusi” con lui, come lui si era “mescolato” ai peccatori che andavano a farsi battezzare al fiume Giordano. L’incomparabilmente Santo si è unito ai peccatori, rivelando così il vero volto di Dio. Lo ha fatto durante tutta la sua vita, fino a morire sulla croce in mezzo a due ladroni, prendendo su di sé il peso di tutti i peccati dell’umanità.
La colomba che scende dal cielo, segno dello Spirito Santo, è come la colomba di Noè che annunciava la fine del diluvio e il ritorno dell’armonia, della vita e della pace, perché la missione di Gesù è quella di riconciliare tutti gli uomini con Dio e tra loro; come la colomba del Cantico dei Cantici, simbolo del popolo di Dio unito a lui quale sposa con lo sposo, perché la missione di Gesù è quella di convocare ed edificare la Chiesa, chiamata alla comunione con Dio, alla festa delle nozze eterne.
L’uomo non è soltanto terra e fango, ma cielo e luce; non solo carne e pesantezza, ma coscienza segnata dal destino di un’impareggiabile ascesa. “Ospitiamo in noi delle bestie selvagge; ma ogni creatura ragionevole, uomo o donna che sia, possiede la capacità di amare Dio e gli esseri” (S. Antonio).
E Gregorio di Nazianzo: “Onoriamo in questo giorno il battesimo di Cristo … Tutto è stato fatto perché voi diveniate come altrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella luce immensa. Sarete inondati del suo splendore soprannaturale. Giungerà a voi, limpidissima e diretta, la luce della Trinità”.

Angelo Sceppacerca