“Mediatrice di pace e comunione d’amicizia”

Thursday 11 August 2022

Giovedi 11 agosto 2022, nel giorno in cui la liturgia fa memoria di Santa Chiara, l’arcivescovo Carlo ha celebrato la messa nella cappella del Monastero “Totus Tuus” di Gorizia. Pubblichiamo di seguito la sua omelia.

Nella bolla con cui papa Alessandro IV nel 1255 canonizzava Chiara, tra le varie definizioni con cui la santa di Assisi viene descritta, ne esiste una molto significativa oggi: «mediatrice di pace e comunione d’amicizia». Vorrei soffermarmi su questo modo di chiamare santa Chiara, riferendomi al tema della pace così importante per noi oggi.

Sappiamo che l’Italia della prima metà del XIII secolo, il periodo della vita di Chiara, non poteva essere definito un paese di pace. C’erano lotte, conflitti, battaglie, assedi tra i vari comuni e castelli anche vicini. Tutti ricordiamo che anche Francesco aveva partecipato da giovane alla guerra tra Assisi e Perugia e venne fatto prigioniero a Collestrada. Dopo la prigione, prima della conversione, Francesco aveva continuato a sognare avventure militari, che potevano garantirgli una promozione sociale, lui figlio di un mercante borghese, raggiungendo la nobiltà. E molti giovani di allora si impegnavano in fatti d’arme, anche molto violenti, con molti morti e feriti. Nella seconda metà dello stesso secolo, anche il grande poeta Dante Alighieri si impegnò più volte in battaglia.

Come Chiara è stata mediatrice di pace in quel contesto caratterizzato spesso dal conflitto, dove era forte e diffusa l’approvazione sociale se non della guerra in sé, almeno della cavalleria?

Un primo episodio riguarda i saraceni, truppe assoldate da Federico II nella guerra di Assisi nel 1240-1241. Nel settembre 1240 alcuni soldati scavalcano le mura del convento di San Damiano ed entrano nel chiostro. Si può immaginare il terrore delle monache. Chiara è a letto, gravemente ammalata, ma si alza, conforta le consorelle e le invita a pregare. I soldati abbandona il convento senza creare alcun danno.

Qualcosa di analogo si ripete l’anno dopo durante l’assedio di Assisi a opera di Vitale di Aversa, sempre su incarico di Federico II. In quella circostanza la preghiera di Chiara e delle sue consorelle è accompagnata dal gesto penitenziale della cenere posta sul capo. Vitale rinuncia all’assedio.

La preghiera, quindi, come salvezza dal pericolo portato da nemici, che rinunciano alla guerra non di fronte alla minaccia delle armi, ma per l’orazione di povere e umili suore.

La povertà di Chiara e delle sue sorelle è un altro elemento decisivo per la pace. Chi rinuncia a tutto per il Signore, chi mette in comune ogni cosa, non ha beni da difendere, non ha voglie di possesso e di potere, non ha strumenti per combattere. Il legame povertà e pace in santa Chiara è stato messo bene in risalto da papa Giovanni Paolo II, quando si rivolse specificamente alle clarisse nell’incontro con le claustrali nella chiesa di Santa Chiara ad Assisi il 10 gennaio 1996: «Chiara ha scelto, seguendo l’esempio di Francesco, il cammino della povertà evangelica. Ella che invitava santa Agnese di Praga ad attaccarsi “vergine poverella a Cristo povero” (cf. Lettera II a santa Agnese di Praga, n. 18; Fonti Francescane p. 2288), amava contemplare il Signore della gloria nella sua povertà al fine di vivere per amore di colui che “povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce” (Testamento di santa Chiara, n. 45: Fonti Francescane, p. 2273). Era infatti consapevole di essere partecipe di un “piccolo gregge… che l’Altissimo Padre, per mezzo della parola e dell’esempio del beato padre nostro Francesco, generò nella sua santa Chiesa, per imitare la povertà e l’umiltà del diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine…” (Ivi, 46 e p. 2273). Povertà e pace sono poi come due facce dello stesso mistero di Cristo. Esse costituiscono due esigenze del suo messaggio, valido quanto mai per il mondo di oggi, al quale voi, care sorelle, siete chiamate ad offrire una fedele testimonianza evangelica con la vostra disarmante povertà, vissuta nella piena unità di cuori miti e riconciliati».

Preghiera e povertà: è quanto ci offre santa Chiara a favore della pace. Poca cosa, viene da dire, mentre cadono missili, vengono uccisi adulti, anziani e bambini! Quando intere città sono ferite e distrutte!Quando bande di soldati criminali rendono insicuri molti paesi soprattutto in Africa o quando scoppiano guerriglie per procurarsi metalli preziosi!

Certamente la vocazione delle clarisse e delle claustrali non è uguale a quella dei vescovi, dei sacerdoti, dei politici, degli scienziati e persino dei militari. E non ha tutti è chiesto di operare per la pace solo con la preghiera e la povertà. Ognuno ha le sue responsabilità e i suoi compiti, spesso tutt’altro che facili.

Ciò che però è richiesto a tutti è quanto evidenziato nei brani della Parola di Dio di oggi: l’amore per il Signore.
Un amore che è anzitutto risposta al suo amore, di Lui che non si stanca mai di cercarci come un perenne innamorato, come ci ha ricordato il profeta Osea nella prima lettura.

Un amore per il Signore che porta a considerare tutto il resto come se fosse spazzatura, come afferma Paolo nella lettera ai Filippesi, non per disprezzare il valore delle cose e di tutto ciò che nella vita appare come importante, ma per trovarne il senso riferendolo a Gesù, meta della nostra vita.

Un amore che intuisce il senso profondo della croce di Gesù, come ha capito con il suo gesto Maria di Betania, un gesto posto alla vigilia della passione e raccontato dall’evangelista Giovanni. La croce che ha la gratuità del profumo sprecato; la croce che raccoglie in sé tutto il male del mondo (anzitutto le guerre); la croce che trasforma tutto questo male nel più grande atto di amore. Giuda sa solo contare i soldi e può dare solo un valore economico al profumo, misconoscendone la forza simbolica.

Anche oggi esistono i moderni giuda che sanno solo contare i soldi, le armi, le battaglie, i morti, il gas, il petrolio, il grano, … ma non capiscono che il destino dell’umanità va al di là delle statistiche più o meno tragiche e solo nell’amore diventa salvezza.  

Chiediamo che santa Chiara interceda per noi affinché possiamo cercare la pace guidati dall’amore di Gesù, ciascuno con le proprie responsabilità. La cerchiamo in uno spirito di libertà e di povertà verso tutto ciò che può ostacolare il dialogo e la riconciliazione con gli altri. La cerchiamo chiedendola come dono al Signore con cuore sincero.

E che le sorelle clarisse – cui oggi facciamo i nostri migliori auguri ci sostengano in questo con la loro preghiera.

+ vescovo Carlo