L’angelo Roberto e l’asinello
Messaggio natalizio del vescovo Carlo - Natale 2017

Quando si avvicina il Natale anche il centro televisivo del paradiso entra in fibrillazione. Occorre infatti preparare dei programmi per la festa, che ripropongano la bellezza e la gioia di quell’avvenimento. Il problema è trovare ogni anno qualcosa di nuovo. Certo anche in paradiso le melodie natalizie, cantate dai più diversi cori angelici, vanno sempre bene. Sono ogni anno le stesse, ma proprio per questo sono rassicuranti e creano un clima di nostalgia e di tenerezza che commuovono anche gli angeli più seri e impegnati come gli arcangeli o quelli destinati a suonare a suo tempo le trombe del giudizio.
Difficile è invece raccontare gli avvenimenti del Natale senza ripetersi. Sì, è vero, si può alternare ogni anno la narrazione del Vangelo di Matteo con quella di Luca (e purtroppo gli altri due Vangeli non dicono niente sul Natale). Si possono inserire anche particolari, forse non veri ma certamente simpatici, recuperati dai Vangeli cosiddetti apocrifi, come pure si può parlare di come il Natale è stato rappresentato dagli artisti o come viene celebrato in giro per il mondo. Tutte strade già percorse da lungo tempo.
Negli scorsi anni il capo struttura del centro televisivo – l’angelo Giovanni – sempre alla ricerca di nuove idee, aveva pensato di ricordare il Natale raccogliendo la testimonianza dei protagonisti. Aveva così intervistato la Madonna, San Giuseppe, l’arcangelo Gabriele, i pastori, gli angeli che erano apparsi quella notte, i magi, Simeone, Anna, … insomma tutti i personaggi citati dal Vangelo. Che cosa aggiungere di nuovo nel Natale di quest’anno?
L’angelo Giovanni era molto preoccupato della cosa.
Un giorno, però, in una pausa di lavoro, mentre sorseggiava del buon latte al bar del centro televisivo, un collega gli aveva detto: “Sai, ho ritrovato l’altro giorno un angelo che aveva fatto con me il corso per angeli custodi tanti secoli fa. Non lo vedevo da allora. Gli ho chiesto come era andata, se era stato destinato dal Padreterno a fare l’angelo custode di qualche personaggio importante e se era riuscito a portarlo in paradiso…”.
“E lui che cosa ti ha risposto?”.
“Una cosa un po’ strana…”.
“Cioè?”.
“Che era stato custode non di un essere umano, ma… di un asino!”.
“Di un asino? E da quando in qua ci sono gli angeli custodi degli animali?”.
“Lui mi ha detto che quell’asino era un po’ speciale: era l’asinello di san Giuseppe”.
A quel punto l’angelo Giovanni, da buon giornalista, aveva avuto un’intuizione folgorante: “Senti, caro amico, non puoi farmi incontrare quell’angelo per un’intervista?”.
E così si era trovato davanti l’angelo Roberto, questo il suo nome, che, per fortuna, aveva voglia di parlare, trovando finalmente qualcuno disposto ad ascoltarlo.
Così aveva cominciato a raccontare, mentre l’angelo Giovanni registrava l’intervista:

“Devi sapere, e sicuramente ricorderai, che con l’avvicinarsi della nascita di Gesù c’era un grande fermento nel cielo tra noi angeli: tutti volevano essere coinvolti ed essere presenti a quel momento così decisivo della storia del mondo e dell’umanità. I più fortunati erano i due angeli che erano stati prescelti ad essere custodi di Maria e di Giuseppe e l’angelo che sarebbe stato vicino a Gesù. Io avevo cercato di essere tra gli angeli destinati ad apparire ai pastori a Betlemme, ma per non spaventarli troppo era stato messo un numero chiuso e, essendo arrivato io troppo tardi (e senza la raccomandazione di qualche arcangelo…), non avevo trovato posto.
A quel punto avevo avuto un’idea. Ero riuscito ad avere un appuntamento col Padreterno e gli avevo detto: “Signore, so che noi angeli dobbiamo essere custodi degli uomini e che Tu, nella tua infinita bontà, non hai pensato di dare degli angeli anche agli animali. Ho saputo, però, che Giuseppe porterà a Betlemme Maria, ormai vicina al parto, in groppa al suo asinello. Forse è utile che ci sia un angelo custode anche dell’asino: non si sa mai, il viaggio potrebbe essere pericoloso…”. L’idea non era dispiaciuta all’Onnipotente e così divenni il custode dell’asinello di Giuseppe”.

“Giuseppe aveva un asino?”
“Certo, e in groppa di quel animale andava tutti giorni a lavorare a Sephoris a qualche chilometro da Nazareth. Per questo aveva pensato di utilizzarlo per recarsi a Betlemme per registrarsi in occasione del censimento voluto dai romani”.

“Com’era poi andata?”
“Il tragitto da Nazareth a Betlemme era stato tutto sommato tranquillo. Maria e Giuseppe viaggiavano in carovana. Giuseppe era pieno di premure per Maria, ma anche gli altri del gruppo (c’erano diverse donne) erano molto attenti a lei e l’asinello non aveva troppo bisogno della mia custodia perché aveva forse intuito chi stava portando.
All’ingresso di Betlemme – vi eravamo giunti all’imbrunire – la carovana, dopo i saluti, si era sciolta. Diversi compagni di viaggio avevano parenti a Betlemme da cui farsi ospitare. I più ricchi della carovana si erano recati all’albergo (probabilmente avevano avvisato per tempo del loro arrivo e avevano anche i soldi necessari). Maria e Giuseppe si erano invece trovati presto soli e disorientati all’ingresso di Betlemme.
Non avendo parenti (da molte generazioni, infatti, la famiglia di Giuseppe si era trasferita in Galilea) si erano rivolti anche loro all’albergo, ma avevano ricevuto un rifiuto: “In questi giorni – aveva detto l’albergatore – stanno arrivando a Betlemme moltissime persone sia per il censimento, sia perché, lo saprete anche voi della Galilea, ci sono molti segni che il Messia sta per arrivare. Tante persone credono che, essendo figlio di Davide, farà la sua apparizione proprio qui a Betlemme. Mi dispiace, non c’è posto per voi” (in realtà avevo saputo dall’angelo custode dell’albergatore che c’erano ancora alcune stanze libere, ma il padrone le teneva a disposizione per qualche personaggio importante che sarebbe giunto dall’oriente alla venuta del Messia).
Giuseppe e Maria avevano quindi bussato alle porte di diverse case private, mentre ormai stava diventando buio, ma tutti avevano risposto che non sapevano più dove mettere le tante persone arrivate a Betlemme.
A un certo punto un uomo, che abitava in una casa vicino alle mura, aveva detto loro: “Ho saputo che molti, soprattutto tra i più poveri arrivati in città, hanno trovato posto nella galleria scavata sotto l’Herodion, il castello di Erode, qui a poco più di un’ora di strada a sud di Betlemme. Non c’è acqua, ma almeno lì sarete al riparo”.
Giuseppe e Maria erano quindi usciti da Betlemme in direzione sud per andare verso la galleria.
Dopo un quarto d’ora di cammino avevano incontrato una casa, l’ultima di Betlemme, da cui stava uscendo un uomo. Giuseppe aveva chiesto della galleria, ma l’uomo gli aveva detto: “Sì, so che c’erano tante persone rifugiate lì sotto, soprattutto stranieri che non avevano trovato alloggio qui a Betlemme. Ma qualche giorno fa è stata fatta sgombrare e chiudere.
Se il Messia apparirà in questi giorni, qui a Betlemme deve essere tutto in ordine e perfetto. Non capita tutti i giorni di accogliere il Messia e poi – scusate se ve lo dico perché vedo che siete comunque dei nostri anche se avete un accento della Galilea… – noi di Betlemme eravamo stufi di vedere questa gente girovagare tutto il giorno per la città senza far niente e abbiamo anche paura: chissà che con la scusa del Messia o del censimento non vengano qui delle teste calde a crearci guai con i romani…”.
Quando quell’uomo aveva cominciato a parlare, gli angeli custodi di Giuseppe e di Maria mi avevano chiesto di dare un occhio ai loro protetti e si erano messi in un angolo a confabulare con l’angelo custode di quel signore.
Così, mentre Giuseppe e Maria se ne stavano ormai tornando mesti verso Betlemme e l’uomo stava rientrando in casa, il suo angelo custode, forte dei consigli ricevuti dai due colleghi, era riuscito a suggerire al cuore di quello che in fondo era un buon uomo: “ma non vedi che quella donna è incinta e che è molto stanca… Non potresti dar loro un posto nella tua stalla?”. E così l’uomo si era voltato e aveva chiamato: “Ehi, voi due galilei, tornate qui”. Giuseppe e Maria (e il mio asinello) si erano fermati e avevano ripercorso i pochi metri che li separavano dalla casa. “Senti – aveva detto rivolto a Giuseppe -, vedo che tua moglie è stanca e che è incinta. La mia casa è piccola e non ho posto, ma lì dietro c’è una stalla. Ci tengo il mio bue, ma potete starci con il vostro asino. Le bestie vi riscalderanno con il loro calore”. E così Maria e Giuseppe erano andati nella stalla e lì, tra il bue e il mio asinello, è nato Gesù. Il resto lo sai”.

“Il tuo racconto è molto interessante, ci sono degli elementi che i Vangeli non ricordano”
Incoraggiato dall’apprezzamento dell’angelo Giovanni, l’angelo Roberto aveva proseguito: “Posso aggiungerti un particolare, che forse non ricorderai: in quella notte, Dio aveva stabilito che noi angeli, solo per qualche ora, diventassimo visibili agli uomini. Non tutti però si sono accorti di noi. I pastori ci hanno visto e anche il padrone di quella stalla – Simone era il suo nome – e anche sua moglie, Susanna, che aveva assistito Maria nel parto. Non si erano spaventati vedendo quella grande luce e, anzi, avevano provato una grande gioia. Anche l’albergatore aveva visto il suo angelo, ma avendo bevuto abbondantemente, aveva pensato di avere un’allucinazione. Persino Erode aveva intravisto qualcosa, ma lo aveva scambiato per un incubo…”.

“E finita quella notte che cosa hai fatto?”
“Sono rimasto a fare l’angelo custode dell’asinello.
Un arcangelo mi aveva avvisato che l’Onnipotente aveva stabilito una proroga al mio incarico. Qualche tempo dopo, infatti, Giuseppe e Maria, a causa della persecuzione di Erode, erano dovuti fuggire come profughi in Egitto, sempre con il solito asinello… Se hai tempo, ti posso raccontare anche di quello che è successo in quel paese straniero e poi del viaggio di ritorno…”.

“Ti ringrazio, ma sarà per un’altra volta. Per la trasmissione di Natale quello che mi hai raccontato è sufficiente”
“Grazie a te che mi hai ascoltato. Ma anche se noi angeli dovremmo essere umili, vorrei dirti infine che il Padreterno mi ha premiato per il mio impegno di angelo custode dell’asinello di Giuseppe”.

“E che premio ti ha dato?”
“Mi ha concesso la possibilità di chiedergli – solo una volta però – che in occasione del Natale si possa ripetere il miracolo di quella notte: che gli uomini e le donne, cioè, possano vedere nella notte santa i loro angeli custodi. Anzi, mi ha detto che farebbe in modo che possano vedere anche quelli degli altri. Sapere e vedere che ogni uomo e ogni donna ha un angelo custode, a prescindere dal fatto che si sia buoni o cattivi, ricchi o poveri, puliti o sporchi, dei “nostri” o “foresti”, … forse renderebbe la città più accogliente e umana. Pensi sia il caso di chiedere questa grazia per il prossimo Natale?”.

***

Ho letto nei giorni scorsi questo racconto di Natale. Mi è piaciuto e ho pensato di proporlo come mio augurio per il Natale di quest’anno. Vi auguro di vedere gli angeli.

Buon Natale.
Vesel Bozic vsem!
Bon Nadâl a duc’!

+ Vescovo Carlo

17-12-2017