Don Paolo Bonetti: un prete appassionato
Omelia nelle esequie di don Paolo Bonetti
22-03-2021

Sono state celebrate lunedì 22 marzo 2021, alle ore 11, nella chiesa di Maria Regina a Gorizia, le esequie del sacerdote diocesano don Paolo Bonetti. Il rito è stato presieduto dall’arcivescovo Carlo ed è stato trasmesso in diretta anche sui canali social diocesani.

Pubblichiamo di seguito l’omelia di mons. Redaelli.

Abbiamo scelto per questa celebrazione di suffragio le letture che la liturgia propone nell’anno A nella quinta domenica di Quaresima.

Il lungo brano della risurrezione di Lazzaro, presenta delle domande che sono oggi nel nostro cuore e sulle nostre labbra. Come le sorelle di Lazzaro, anche noi crediamo che ci sarà la risurrezione dei morti nell’ultimo giorno, eppure come Marta e Maria ci lamentiamo con il Signore perché ci ha tolto prematuramente e improvvisamente un fratello, un amico, un sacerdote appassionato del Vangelo.

“Certo, Signore, ci siamo sentiti anche noi un po’ traditi… e potevi lasciare che ancora per anni don Paolo potesse servire la nostra Chiesa di Gorizia, la Chiesa italiana, la Coldiretti e tante persone che avevano trovato in lui un punto di riferimento”.

Ho detto che don Paolo era un prete appassionato. Una caratteristica, questa, che mi ha colpito fin dal primo incontro con lui. Una caratteristica che mi ha ricordato anche l’Arcivescovo di Bologna, il cardinale Zuppi, che, presentando le sue condoglianze, così definiva don Paolo: «un uomo che ha servito il Vangelo nelle messi dei campi sempre con tanta sensibilità e passione». Una passione, un entusiasmo, una capacità di empatia, un carisma che don Paolo ha vissuto nei diversi ambiti pastorali dove gli è stato chiesto di esercitare il suo ministero: come cappellano a Staranzano, in Duomo a Gorizia, a Cervignano; come parroco a Vermegliano, a Cormons, e in questa parrocchia di Maria SS. Regina; come responsabile per diversi anni della pastorale giovanile diocesana e come assistente della Coldiretti provinciale e poi nazionale.

Una passione intelligente perché don Paolo è stato un uomo in ricerca, desideroso di vivere fin dai primi anni di sacerdozio il rinnovamento conciliare, un sacerdote che pensava e rifletteva sul magistero e sul cammino della Chiesa sapendo poi proporre a chi lo ascoltava dei percorsi innovativi.

Anche qui permettete che citi un altro vescovo, che mi ha scritto condividendo il nostro lutto: mons. Toso, già segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e ora Vescovo di Faenza-Modigliana. Si è riferito così a don Paolo: «sono rimasto profondamente colpito dalla notizia della sua improvvisa morte. Lo ricordo come sacerdote zelante, come consigliere ecclesiastico intelligente, affabile, capace di ravvivare la prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa a fronte del rinnovamento della Coldiretti e dei nuovi compiti dell’agricoltura. Colpiva il suo amore per il creato e la passione spirituale che lo animava».

Ma torniamo al Vangelo e a come Gesù risponde alle obiezioni delle due sorelle, cui era molto legato, circa la morte di Lazzaro. Obiezioni che, dicevo, sono anche le nostre.

Gesù lo fa non ragionando sulla morte e sulla vita e neppure sulla risurrezione, bensì proponendo se stesso come la risurrezione e la vita: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno». Gesù non si limita ad affermare tutto ciò, ma lo dimostra concretamente con la risurrezione dell’amico Lazzaro.

Lui però non è risurrezione e vita solo perché fa risorgere un uomo morto da quattro giorni. Lo è anzitutto perché condivide la nostra umanità, il nostro smarrimento davanti alla morte, il nostro sentirci spezzare il cuore quando una persona cara chiude gli occhi alla luce di questo mondo. Gesù che non sa trattenere il turbamento e la commozione, Gesù che piange, Gesù che fa dire a chi lo osserva: «Guarda come lo amava» non è un altro Gesù rispetto a Colui che è risurrezione e vita.

Quei particolari molto umani che il Vangelo ci narra non sono semplicemente una cornice per evidenziare il centro del racconto, cioè il miracolo, ma sono il messaggio fondamentale. In un certo senso è il miracolo che fa da cornice al resto, un miracolo che come tutti i miracoli è solo un segno e non la risposta definitiva. Lazzaro per sé non è risorto, è solo tornato alla vita terrena per poi morire di nuovo in attesa della risurrezione. Ciò che conta è il fatto che Gesù è per noi risurrezione e vita in quanto ha condiviso fino in fondo la nostra vita, con le sue gioie, i suoi affetti, i suoi dolori, le sue speranze, le sue angosce. L’ha condivisa sino alla morte e alla morte di croce, dove ogni morte, persino la più disperata, trova un senso e una realtà di vita.

Gesù conclude la sua affermazione di essere la risurrezione e la vita chiedendo a Marta: «Credi questo?». E’ una domanda che Gesù rivolge anche a noi oggi e che interpella la nostra fede. Una fede forse fragile e incerta, ma una fede che deve esserci in ciascuno di noi. Una fede che è legata al dono dello Spirito, come ci ha ricordato la prima lettura. Lo Spirito ci fa appartenere al Signore, ci fa vivere con Lui già ora e ci farà risorgere con Lui. Afferma infatti l’apostolo Paolo: «se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi».

A don Paolo lo Spirito Santo è stato donato il giorno del Battesimo, dono confermato con la Cresima e rinnovato attraverso il sacramento dell’Ordine. Lo Spirito Santo lo ha guidato per tutta la sua vita e lo ha sostenuto anche nei momenti di oscurità, di dubbio, di smarrimento e persino di peccato. Il dono di Dio non viene meno. Per questo siamo certi, sostenuti dalla fede e dalla speranza cristiana, che ora don Paolo, purificato da tutte le colpe dal perdono di Dio come ci ha ricordato il de profundis proclamato come salmo responsoriale, vive alla presenza di Dio e, come dice Gesù nel Vangelo, vede la sua gloria.

Preghiamo per lui e chiediamo a nostra volta che preghi per noi: per i suoi familiari, i suoi amici, le persone che ha incontrato nel suo ministero sacerdotale, la Coldiretti, i nostri preti, l’intera nostra Chiesa di Gorizia.

+ vescovo Carlo