Maturare insieme verso una cultura del prendersi cura e di una reale fraternità.
Omelia nella celebrazione del 1 gennaio 2021
01-01-2021

Venerdì 1 gennaio 2021, l’arcivescovo Carlo ha presieduto in cattedrale l’eucarestia nella solennità di Maria Madre di Dio. Durante il rito ha pronunciato la seguente omelia.

 

L’anno che stiamo incominciando nasce con il desiderio dentro tutti noi che sia diverso da quello che abbiamo appena lasciato, contrassegnato pesantemente dalla pandemia. Desiderio legittimo che diventa anche oggetto della nostra preghiera affinché il Signore liberi il mondo da questa prova.

Qualcuno dice che forse stiamo intravvedendo la luce in fondo al tunnel. Ma qualcun d’altro lo nega, facendo presente che il tunnel non solo è più lungo del previsto, ma non è lineare: difficilissimo vederne la fine. Anch’io ho ripreso a Natale questa sottolineatura. Ieri, però, mi sono arrivati gli auguri dalla Caritas di Bolzano con un’indicazione molto interessante: “non aspettiamo di vedere la luce in fondo al tunnel, ma accendiamo noi la luce dentro il tunnel”. Idea molto bella che invita a essere propositivi e operativi, appunto come deve essere la Caritas, ma in genere chiunque vuole non lasciarsi vincere e bloccare da ciò che è negativo, assumendo un atteggiamento di pura passività.

In realtà però non è vero che siamo al buio completo. Nonostante tutto anche quest’anno abbiamo celebrato il Natale: la pandemia non ce lo ha impedito. E in questi giorni natalizi abbiamo potuto come i pastori del Vangelo contemplare il Bambino, il figlio di Dio che, come afferma san Paolo nella seconda lettura, è nato da donna «per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli». Siamo figli di Dio e questo ci riempie di grande gioia e di grande serenità, nonostante tutto. E siamo benedetti da Dio che non ci nasconde il suo volto di misericordia.

Molto belle le parole di benedizione riportate nella prima lettura e che utilizzeremo al termine di questa celebrazione nella benedizione conclusiva: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace». Il Signore rivolge a noi il suo volto e come non pensare al volto di una mamma sorridente – perché Dio è Padre ma è anche Madre – rivolto al suo piccolo, un volto e un sorriso che anche senza parole sono sufficienti per dare tranquillità e sicurezza, per frenare il pianto, per aprire alla gioia. Sentirci guardati con amore da Dio, anche nei momenti bui e difficili che non mancheranno anche in quest’anno – speriamo non troppo difficili… – come in ogni tempo della vita. Non dobbiamo immaginare lo sguardo di Dio con la nostra fantasia, perché viene da un volto ben preciso, il volto di Gesù. Quante volte nel Vangelo viene notato lo sguardo di tenerezza, di compassione, di amore di Gesù. Lui lo ha rivolto a persone concrete di duemila anni fa, ma ora lo rivolge a noi.

Anche Maria deve aver guardato con infinita dolcezza il Bimbo adagiato nella mangiatoia e deve avere rivolto uno sguardo riconoscente e attento ai pastori che le riferivano quanto avevano udito dagli angeli. Il suo sguardo di mamma, ne siamo certi, continuerà ad accompagnarci anche quest’anno.

Un anno che ieri sera è cominciato un po’ a sorpresa per noi goriziani con gli inaspettati complimenti del Presidente della Repubblica per la designazione della nostra città insieme a Nova Gorica come capitale della cultura europea nell’anno 2025, anno in cui tocca appunto alla Slovenia e alla Germania esprimere le due capitali della cultura europea.

Penso che tutti siamo stati colpiti dalle parole del Presidente Mattarella per il significato che ha voluto dare a questo impegnativo riconoscimento per le due città. Parole che ci impegnano anche comunità cristiana di Gorizia. Le riprendo: «Si tratta di un segnale che rende onore a Italia e Slovenia per avere sviluppato relazioni che vanno oltre la convivenza e il rispetto reciproco ed esprimono collaborazione e prospettive di futuro comune. Mi auguro che questo messaggio sia raccolto nelle zone di confine di tante parti del mondo, anche d’ Europa, in cui vi sono scontri spesso aspri e talvolta guerre anziché la ricerca di incontro tra culture e tradizioni diverse».

Il Presidente ha quindi persino additato ad esempio per altre situazioni di confine tuttora conflittuali la convivenza, il rispetto reciproco, la collaborazione e le prospettive di un futuro comune che caratterizzano i rapporti tra Italia e Slovenia e ovviamente in particolare le nostre due città.

Dicevo che sono parole impegnative, che ci chiedono di corrispondere effettivamente a quanto affermato dal Presidente. Ci sarà tempo per riflettere su questo e per vedere quali passi compiere anche tra le due comunità cristiane goriziane, tenendo conto anche della duplice ricchezza linguistica e culturale della nostra comunità cristiana di Gorizia. Ci sono certo già dei segni concreti. Ne cito solo due di questo periodo: la relazione tra le due Caritas che ha portato ad aprire recentemente anche da noi un emporio per l’infanzia riprendendo un’iniziativa già avviata a Nova Gorica e, poco dopo l’Epifania, il tradizionale incontro attorno al presepe delle due fraternità francescane.

Dobbiamo però continuare nel lavoro di conoscenza, di stima, di relazione e di servizio comune al Vangelo e alla società. Anzitutto approfondendo, tra le altre, due indicazioni che ci vengono da papa Francesco. La prima è offerta dal messaggio per l’odierna giornata della pace. Un messaggio che si inserisce con molta concretezza nella difficile situazione che stiamo vivendo. Il titolo è infatti: La cultura della cura come percorso di pace. Cultura non nel senso di una riflessione intellettuale sulla cura e sulla pace, ma di un atteggiamento di fondo della persona che porta appunto a prendersi cura. Un prendersi cura, ricorda il papa, molteplice: del creato, della persona e della sua dignità, del bene comune. Con l’impegno a educarci a una cultura della cura. Il tutto ricorrendo alla solidarietà che – afferma papa Francesco – «esprime concretamente l’amore per l’altro» e con l’intento di un cammino comune, quale quello che dovrebbe esserci tra le nostre due città. Sarebbe molto bello che si fosse insieme capitali non solo della cultura storica, letteraria, artistica, scientifica, ecc. ma capitali della cultura del prendersi cura.

Una seconda indicazione che ci viene data da papa Francesco è costituita dalla sua recente enciclica “Fratelli tutti” dedicata alla fraternità universale. Tutto il testo merita di essere ripreso e meditato da parte nostra, ma forse per tutti noi, da una parte e dall’altra del confine, possono essere particolarmente illuminanti le pagine che l’enciclica dedica alla “memoria” e al “perdono”.

Troveremo certo l’occasione, con l’aiuto dello Spirito del Signore e senza lasciarci bloccare dalla pandemia, per fare nostri questi suggerimenti e per maturare insieme verso una cultura del prendersi cura e di una reale fraternità. Ci aspetta quindi un anno, anzi anni di lavoro e di impegno, protetti dalla benedizione del Signore.

Auguri a tutti. Buon anno. Srečno novo leto. Bon principi dall’An.

+ vescovo Carlo